Quando di recente c’è stata la riunione con lo staff delle Cantine Coli e l’agenzia grafica per deliberare sulle nuove etichette il discorso è rapidamente scivolato sulla grafica in generale e non solo nel reparto vitivinicolo. A chi si è distratto in questi ultimi anni si può dire che ne sono successe delle belle.
Così, tanto per mettere un punto di inizio a questa storia, si può partire dal 1984. L’anno in cui la Apple decise di uscire allo scoperto con un mega spot pubblicitario girato dal regista Ridley Scott ( lo stesso di Blade Runner … etc etc). Lo abbiamo rivisto durante la riunione in Cantine Coli, si trova facile facile,
Fu trasmesso in versione integrale, lungo più di un minuto, dentro il Super Bowl che è la massima attrazione televisiva americana, in un mix di sport ed intrattenimento.
Di fatto la donna che corre in pantaloncini e canotta con un mazzuolo in mano altro non sarebbe che la Apple stessa che corre a liberare una massa di anonimi cittadini dal giogo dei computer vecchio stile. La filosofia di Jobs era infatti di dotare ogni cittadino di un pc. Non più ad uso esclusivo di uffici e aziende ma strumento domestico al pari di frigo, lavatrice…
Le immagini sono ispirate al romanzo che si intitola appunto 1984, scritto da George Orwell, uno scrittore inglese odiato tanto dai comunisti quanto dai fascisti. Insomma un tipo scomodo. Però geniale a modo suo tanto che l’uomo che parla nel mega monitor nello spot Apple sarebbe ‘il grande fratello’ inventato appunto da Orwell e oggi invece contenitore televisivo di tutt’altra specie …
Beh! Perché andare così lontano è stato chiesto in riunione a Cantine Coli? La risposta è stata che in effetti la rivoluzione digitale è partita in grande stile da lì, anche se in Italia è arrivata a metà anni ‘90, con la diffusione a tappeto dei computer. La rivoluzione digitale ha trasformato la vecchia meccanica analogica in elettronica digitale. Di fatto il digitale ha reso ‘leggeri’ e pronti a viaggiare via web documenti di ogni tipo, file musicali, video, testi, immagini. Senza che ce ne rendessimo conto la nostra vita è cambiata radicalmente, tanto che si è dovuto coniare anche una sorta di spartiacque generazionale identificando con ‘nativi digitali’ tutti quei ragazzi e ragazze che sono venuti al mondo dopo questa rivoluzione.
Così è successo anche durante quella riunione in Cantine Coli: si è potuto vedere in diretta come le nuove generazioni abbiano un uso fluido e intuitivo dei dispositivi tipo smartphone o portatili mentre un adulto ha sempre paura di sbagliare. Come se il computer potesse davvero ‘scoppiare’ nelle sue mani per un comando sbagliato. Le nuove generazioni di smanettoni non si fanno scrupoli e provano cose che non sanno, ma senza paura di sbagliare: riuscendo così ad imparare. In effetti tutti quelli che lavorano con successo nel web usano questo tipo di metodo: prova, sbaglia, impara.
Ma veniamo alle etichette ed al lavoro che veniva presentato in Cantine Coli. Cosa c’entra la rivoluzione digitale con una etichetta da vino? C’entra … c’entra … perché ogni marchio ha una vita, più o meno lunga. Ecco ad esempio come si è modificata nel tempo l’immagine del marchio Barilla.
Un marchio cambia in relazione al tempo in cui vive, è sempre ( o dovrebbe essere) in sintonia con i gusti e le tendenze del momento. E’ a partire dal 2000 circa che, invece di leggere giornali, guardare manifesti, sbirciare riviste ci siamo messi a guardare dentro un monitor di un dispositivo. Il modo in cui appare il marchio dalla carta al monitor cambia, e anche parecchio.
La profondità, il colore, la forma, il lettering visti su carta fanno un effetto, se invece stanno in monitor di smartphone sono altra roba. Cose chiare e leggibili diventano incomprensibili. E poi c’è – in generale nel mondo – una sempre crescente spinta alla semplificazione.
Siamo immersi in un fiume di informazioni (troppe), non riusciamo a leggere i segni complessi, se c’è meno tempo a disposizione per entrare nella mente dei consumatori si deve parlare meno, con più precisione, con più semplicità.
In conclusione nella riunione dedicata alle etichette di Cantine Coli si sono estratti quelli che sono i punti chiave del cambiamento generato dalla rivoluzione digitale:
– maggiore semplicità nelle forme e nella grafica
– uso di colori anche molto impattanti ( sono apparsi i verdi, gli arancio, il fuxia)
– utilizzo di forme sono spesso rotondeggianti perché più adatte allo schermo
– uso di elementi presi a prestito dal mondo dei ‘cartoon’ a simulare l’effetto 3D
– utilizzo di lettering puliti per migliorare la leggibilità.
Quindi anche se la bottiglia è un oggetto reale che si sceglierà con un gesto della mano, a guidare la nostra mente nel percorso che conduce alla scelta di una etichetta di Cantine Coli o dei concorrenti sarà una storia letta o vista su un monitor … così è se vi pare.